Lessico d’arte.
Il sogno, la visione, anche la tragedia, si definiscono con la condivisione
di regole, di un’etica e di un immaginario; attraverso questi strumenti
si configurano le immagini del possibile, anche quando questo possibile
trascende i confini del reale e del realizzabile: esiste perché qualcuno lo
può pensare, lo può rappresentare, lo può descrivere.
Nella sfera del visibile le immagini sono le cellule di un vocabolario
condiviso dell’immaginabile: quanto di questo sia cultura e quanto sia un
archetipo umano è ancora un pensiero controverso. Nei suoi lavori
recenti Pontillo indaga le forme-base dell’immaginario, che assumono lo
spessore e la concretezza della materia attraverso la ceramica, che dà forma
e colore, lucentezza e opacità. Le immagini morbide gradevoli accattivanti
rimandate dai suoi elementi di ceramica realizzano gli elementi minimali di
un lessico riconoscibile, utilizzabile da chiunque, proprio come le parole
che fin dalla scuola ci hanno insegnato ad usare per comporre i primi
semplici pensieri. Le parole però non si vedono, e le immagini danno una
suggestione diversa: rapprese in oggetti di ceramica lucidi, colorati, da
toccare e accarezzare, contengono in sé non solo il concetto ma anche le
contrastanti sfumature. Un cavallo è bellezza, è libertà, è potenza, è
violenza…. Forse da ora in poi lo sarà anche un aereo, e le sue ali saranno
lucide e taglienti come coltelli, un grosso oggetto estetico, potente e
terribile, capace di trasformare il grigio dell’acciaio nel rosso del fuoco
di un’esplosione; né buono né cattivo in sé, tutto dipende dal contesto.
La concrezione dei concetti-base - archetipi di junghiana memoria – in
oggetti-scultura e in visioni impressionate su piastrelle come scatti della
mente su una pellicola, gioca conciliando le tecniche della psicanalisi con
le tecniche della composizione pittorica, e lo fa semplicemente, senza
forzature né retorica. E’ un fiume in piena, le immagini si moltiplicano,
acquisiscono sfumature sempre diverse e contrastanti, tessere di un domino
infinito. Ancora più ampio è lo scroscio delle immagini sulle piastrelle:
monocromi, segni elementari, paesaggi e figure dipinti con la leggerezza del
tocco di una grafia orientale, oppure incistati in forme a rilievo. E non
basta, l’artista non è contento, chiede aiuto: “raccontami il tuo sogno,
io lo trasformerò in immagine”, dice.
E’ un invito a liberare la mente, a pensare il pensabile e l’impensabile, ma
è anche un riferimento a 360° al decorativismo, dal primitivo al raffinato,
dall’artistico all’industriale, senza pregiudizi e senza aura.
L’oggetto finale è un oggetto artistico perché è composto con
pezzi d’artista, ma anche perché è pensato con volontà
artistica da chi lo fa, da chi mette assieme le tessere con le immagini,
perché la tecnica compositiva utilizzata è semplice e riproducibile,
popolare e non aulica ancorché utilizzi oggetti d’arte, ovvero
oggetti prodotti con intenzionalità, tecnica e professionalità da un
artista: Pontillo.
Ma qual è l’estrema conseguenza di questo gioco per l’artista?
La
mostra si divide in due parti. Nelle “tele d’artista” Pontillo
sperimenta il proprio immaginario con l’utilizzo dei prefabbricati
ceramici; qui l’oggetto ceramico è il sostantivo del pensiero e la tela
dipinta, con le sue immagini e i suoi colori, l’insieme delle
aggettivazioni. C’è poi il “gioco dell’arte”, il flessibile nastro
sul quale si svolgono le innumerevoli tessere che il pubblico, trasformatosi
– spesso suo malgrado – in artefice, può utilizzare per realizzare
composizioni, reali o anche solo pensate e immaginate. (Provate a resistere
alla tentazione di visualizzare un vostro pensiero attraverso le suggestioni
delle tessere…!!!. E se il Signor A, utilizzando le medesime tessere del
Signor B compone un pensiero d’amore lì dove il Signor B compone un pensiero
di orrore e di angoscia nulla di strano … sono le aggettivazioni che fanno
la differenza. Diceva Wilde che i petali di rosa possono sembrare gocce di
sangue, oppure sono le gocce di sangue ad essere belle come petali di rosa.).
E’ questa oscillazione tra reale e visionario - la creazione di una
indefinizione tra ciò che è e ciò che potrebbe essere - il senso stesso
dell’operare artistico, sia che si sviluppi nelle gallerie e nei musei sia
che si manifesti sui muri delle nostre strade o sugli schermi dai nostri
video e dei nostri computer.
“Libera l’artista che è in te”: scuola d’artista, non di manualità
d’artista ma di pensiero d'artista.
Arch. Mariarosaria Arena
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