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Perché
modelli lo sono. Pure nel rifiuto "minimalista" di Gianni Pontillo
emerge netta - scusate
la citazione - la perdita dell'aura. Solo
che questa volta non avviene a causa della ripetizione e della serialità,
ma per il blocco quasi fisico che l'antico si trova dinanzi non
appena vuole riflettersi nella nostra epoca. Ecco, traspare quasi,
da questi quadri, la muta denuncia che migliaia di statue, di reperti,
di cocci ci fanno, forse troppo debole perché noi prestiamo attenzione.
E' la protesta di chi si trova fermo da secoli ai margini di
una cultura che a parole esalta i "beni culturali" e poi, appena può,
li maltratta senza nemmeno chiedere scusa, lascia chiusi musei
che potrebbero essere gioielli, interviene con pietosi restauri solo
quando la denuncia pubblica diventa allarmante.
Pontillo,
forse, apre una strada nuova; quella in cui l'artista riscopre
il suo lavoro come attività sociale, e non si ferma al momento
estetico dell'immagine. Del rapporto tra pittore e società sono
pieni i volumi di tutte le biblioteche: questa potrebbe essere una
pagina ancora non letta.
Sergio Guarino |