Una storia fatta a pezzi
Il gioco è iniziato. La grande rete è un muro, è una barriera. È un universo
da scoprire. Net, si dirà. La rete ha tante maglie, ognuna delle stesse
dimensioni dell’altra. Insieme compongono la rete, come tessere di un
mosaico. E il mosaico prende vita. Non più vuoti quadrati, ma un’immagine va
a occupare ogni piccolo spazio vuoto. È un lavoro di rete, un lavoro in
rete. Network!
Il gioco si fa duro. La rete non è più il confine tra sé e l’altro
giocatore. La rete riflette se stessi: i propri ricordi, le immagini
televisive, i volti indimenticabili, gli oggetti quotidiani. La pallina non
supera più il limite tra i due campi, ma resta lì, sulla rete all’orizzonte,
come un sole splendente. Non c’è un altro campo, non c’è un altro giocatore
armato di racchetta pronto a restituire quel sole, prima che cada nella
rete.
Il gioco è pericoloso. Nella rete cadono non solo le immagini, ma anche i
sentimenti, le speranze, le ambizioni, i dolori. La rete raccoglie memorie
sopite, incontri virtuali, strategie di pensiero. Tutto quello che si
consuma quotidianamente da un momento all’altro può cadere nella rete. E
riaffiorare come un piccolo quadrato che porta impresso un volto, una
figura, un oggetto caro.
Il gioco è un meccanismo collettivo. E si può provare a invertire l’ordine
di ogni singola unità pittorica. Si può accostare il ritratto della grande
attrice con la riproduzione di un oggetto d’uso comune, e poi ancora
comporre, e scomporre, e ricomporre, fino a trovare correlazioni tra la
locandina di un film e i personaggi della storia. Tutti partecipano al
gioco, sottraendo e aggiungendo, staccando e riattaccando, concorrendo alla
realizzazione di un’opera aperta, praticabile, di un’opera che ha tutte le
vite possibili, tutte le combinazioni matematicamente sperimentabili.
Il gioco non ha termine. Non c’è “game over”. Chi conduce il gioco è
l’artista. E Gianni Pontillo fa generare dalla grande rete altre
derivazioni, altre propaggini. Il gioco si estende invadendo ogni spazio.
Per effetto “domino” ogni quadrato di ceramica si collega a quelli vicini,
per analogie formali, cromatiche, tematiche, ma anche per dissonanze, per
paradossi, per accostamenti ironici. Non ci può essere fine. Le tessere del
mosaico sono cellule viventi di un organismo in crescita. E nascono sempre
nuove cellule pronte a definire ulteriori “quadri” viventi.
Il gioco siamo noi. È la nostra storia. È soprattutto l’autoritratto
dell’artista, ma è anche il ritratto di più generazioni, di quelle allevate
con i fumetti e di quelle cresciute con i videogiochi. La grande rete è lo
specchio magico infranto dalla vita, dove ogni frammento è la traccia di una
vicenda umana, ogni frammento è un pezzo di storia.
Enzo Battarra torna a TennisClub pag.1