"Agescunt aliae gentes, aliae
minuuuntur,
inique brevi spatio mutantur saecla animantum
et quasi cursores vitae lampada tradunt"
Questi
versi di Lucrezio (De rerum natura, II, 77-79) indicano con acume la validità delle
tradizioni, espressione delle radici dei popoli, delle gemi; tradotti letteralmente essi
affermano: "Un popolo cresce, l'altro declina,/ in breve volger di tempo si succedono
le stirpi mortali,/ e quasi staffette si passano le fiaccole della vita".
Ebbene
Gianni Pontillo opera un recupero del nostro passato mediante l'inserimento nei suoi
lavori di "citazioni", come egli stesso chiama, del mondo classico; questi
reperti, memoria dei nostri progenitori, concorrono a formare un insieme in cui il
colore è il vero dominatore.
La
particolarità di questa riacquisizione del mondo classico consiste nell'uso della
ceramica per riprodurre ogni vestigia, ceramica in seguito inserita nel contesto
pittorico, che fa da sfondo e da contenitore, a volte turbolento, a volte placato, per il
particolare reperto.
Le
divinità greche e romane vibrano, sotto la mano esperta di Pontillo, in un turbinio di
colori che ne caratterizzano l'essenza, così come antiche pitture o mosaici si animano di
rinnovata vita, pulsando di umori mediterranei e solari. A volte è semplicemente un pesce
o un albero ad essere estrapolato dal suo habitat, vaso o pavimento che sia, a donare la
materia della memoria e far avvertire la presenza del nostro passato.
La distanza storica è
annullata, Roma è presente, Hermes sta correndo mentre Diana si ristora dopo la caccia;
l'humus carica ogni frammento di risonanze apparentemente lontane, ed il tempo non è più
scandito dagli anni: oggi è ciò che è stato ieri e ciò che sarà domani.
II
rilievo delle ceramiche sulle tele, incollate su supporti più resistenti, fanno godere di una pienezza tattile
altrimenti impossibile, e la pittura, illuminata dall'addensarsi di monocromie e
policromie, compie una stratificazione spazio-temporale, in grado di generare una
sfolgorante realtà.
L'impronta
mai anacronistica delle vestigia classiche trasporta il fruitore in un mondo allegro, ove
anche l'umbro fanciullo di carducciana memoria si può ritrovare, e le scintille che a
tratti illuminano la scena e le superfici, addensando pigmenti frantumati e rielaborati.
Pontillo
entra in rapporto interiore con la simbologia tradizionale, instaura un dialogo tra la
residuale presenza iconica e l'ambiente classico: il dinamismo, invece, è prettamente
pittorico e sollecita pulsioni canalizzate in un contesto cromatico, mentre vivide e
convincenti si affacciano le testimonianze vitali.
Carlo Roberto Sciascia
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